Tutto brucia by Juan Gómez-Jurado

Tutto brucia by Juan Gómez-Jurado

autore:Juan Gómez-Jurado [Gómez-Jurado, Juan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2024-01-25T12:13:31+00:00


4.

Un’insegna

La macchina di Mari Paz si ferma davanti all’anonimo edificio con i sobbalzi delle inefficaci sospensioni. C’è stato un tempo in cui, sopra l’ingresso, un gruppo di lettere di bronzo, avvitate a una a una sui mattoni, proclamava «PADIGLIONE DEI SOTTOUFFICIALI». Oggi, di quelle ventisette lettere ne restano sei. Tre intere, due spaccate e una penzoloni. Quello che fu bisogna intuirlo dalle cicatrici che il tempo e le intemperie hanno lasciato indelebili, attraverso il bronzo, sulla pelle dell’edificio.

La legionaria prova un impeto di orgoglio malinconico vedendo l’insegna decrepita, come sempre. Non è in grado di tradurre in pensieri ciò che le ribolle dentro, come sempre. Per certi versi sa, o intuisce, che un po’ di quelle lettere dimenticate è dentro di lei, un po’ di lei è dentro quelle lettere dimenticate, e un po’ di giustizia è nei segni che hanno lasciato.

Isto contado perde, ‘se lo racconti non rende’, come diceva sempre nonna Celeiro.

Quando Mari Paz è assalita da questa malinconia a cui non sa dare un nome, di solito si apre una birra o sette, e trinca finché non le passa. Di solito le tiene sul sedile del passeggero, anche se si scaldano, perché non è tanto importante che siano fredde quanto che siano a portata di mano.

Ma stavolta sul sedile del passeggero non viaggia una cassa di Milnueve, e neanche un’umile bottiglia di birra. Viaggia Aura Reyes, che si affaccia e la strappa dalla morriña.

«Non so se ancora mi convince, tutto questo».

Mari Paz osserva Aura con attenzione, e poi sorride, spavalda.

«Ne abbiamo già parlato, di tutto questo».

Ed è vero. Sono giorni che ne parlano, di tutto questo.

«Il tuo piano è molto buono», aveva detto Mari Paz ad Aura. «Tranne la parte in cui ci beccano tutte e moriamo».

Aura aveva protestato ed era tornata a spiegare il piano sin dall’inizio. Stavolta spostando qualche elemento. La parte tecnologica era chiara. Tutto ciò che riguardava l’intervento di Sere, pure. Aveva perfino modificato i telefoni cellulari per spianare un po’ la strada.

Ma il problema era ancora lì.

Alla fine arrivavano sempre allo stesso collo di bottiglia.

«Passa troppo tempo da quando usciamo a quando arrivi alla villetta di fronte».

«Saranno tre minuti», protesta Aura.

«Per altre persone, tre minuti possono essere un lasso di tempo risibile. Non in questa situazione», insiste la legionaria.

«Ripassiamo tutto un’altra volta».

E così avevano trascorso due giorni, sedute nel salotto di casa di Aura, mentre le bambine andavano e venivano dalla loro cameretta senza apparentemente capire granché. Due giorni preziosi, che non si potevano permettere, perché le lancette dell’orologio incalzavano.

«Ci serve più gente», aveva sentenziato la legionaria, alla fine.

Aura non aveva reagito bene al suggerimento. Aveva buttato per terra il suo quaderno d’appunti ed era uscita come una furia per strada, cercando di rasserenarsi. Quando era tornata, portava con sé due offerte di pace. Un paio di birre per Mari Paz e una Red Bull per Sere.

«Mi dispiace. È la mia frustrazione a parlare».

«Anch’io sento le voci, non ti preoccupare», aveva puntualizzato Sere, sempre confortante. «All’inizio ci rimani un po’ così, ma non appena ti abitui ti tengono tanta compagnia».



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.